

“Il tasso di mortalità a causa del Covid oggi è diminuito notevolmente. Se a marzo eravamo infatti sopra al 10% dei contagiati totali, ora siamo scesi sotto l’1. Questo perché abbiamo imparato a combattere e curare questo mostro. Un mostro che colpisce e uccide soprattutto chi è già malato”.
Così in un’intervista al Corriere della Sera Roma il direttore sanitario dell’ospedale Lazzaro Spallanzani, Francesco Vaia, che illustra i risultati di uno studio sugli esami autoptici dell’istituto di Anatomia patologica.
Uno studio – condotto su 61 pazienti morti nel Lazio, in Umbria e in Abruzzo: 48 uomini e 13 donne di età compresa tra 35 e 90 anni (età media quindi 64) – mostra che “la maggior parte” delle vittime è affetta da altre patologie: ipertensione, diabete e cardiopatia cronica per prime.
“I dati – prosegue Vaia – dicono due cose. Che l’età media delle vittime resta alta. E che le patologie di cui soffre chi muore per il coronavirus sono la classiche malattie legate a uno stile di vita poco corretto. Il che ci deve far riflettere”.
Per parte sua, durante un’intervista a La Stampa, il ministro della Salute, Roberto Speranza sottolinea “io resto molto prudente, ma i nostri esperti del Cts ci dicono che la curva dei contagi si va stabilizzando“.
“È ancora presto per dirlo, aspettiamo altri dati – aggiunge – ma ci sono valide ragioni per credere che le ultime misure che abbiamo adottato comincino a dare qualche risultato…”.
“Se questo è vero – spiega – si conferma la validità della strategia che abbiamo adottato, che alla fine è molto chiara: vogliamo governare la curva, senza arrivare al lockdown totale. E si conferma la necessità di non mollare adesso: i prossimi sette-dieci giorni saranno decisivi, e ci diranno se la divisione del Paese in tre zone, e il meccanismo sostanzialmente automatico delle restrizioni regione per regione, sta dando i frutti che tutti speriamo”.
Quanto alle domande sul Natale, il ministro prosegue “capisco che le Feste siano un momento importante, per tutti gli italiani. E vedo che molti, anche nel governo, si esercitano sul tema. Ma diciamolo con chiarezza: a Natale mancano quaranta giorni, che sul piano epidemiologico sono un tempo molto lungo“.
“È su come saranno andati, lunedì prossimo, la curva dei contagi, le terapie intensive, l’indice Rt, le altre aree mediche al di fuori del Covid che ci giochiamo tutto – ribadisce – non sul cenone del 24 dicembre, con o senza i nonni o i parenti di primo grado. Questa, per me, è davvero una discussione lunare. Per questo chiedo a tutti gli italiani di tenere i piedi ben piantati sulla terra”.
Il ministro parla poi del vaccino e delle sue tempistiche. “Per le vere vaccinazioni di massa dovremo aspettare il secondo semestre del 2021, non prima. Stiamo calmi – sottolinea – il vaccino arriverà, ma sui modi e i tempi io voglio fare un passaggio in Parlamento e poi con le Regioni. In ogni caso, all’inizio avremo solo una quota minima di dosi, che ci consentirà di vaccinare, se va bene, 1,7 milioni di persone, tra personale medico-sanitario e Rsa”.
“Certo – aggiunge – quando faremo la prima giornata di vaccinazioni, che io prevedo si possa organizzare tra la terza e la quarta settimana di gennaio, vivremo un grande evento, anche simbolico. Ma ripeto, dobbiamo dire la verità alla gente: sarà solo una prima fase, che coinvolgerà un numero molto limitato di persone”.