“CIAO TEATRO. E così si torna a casa. Per l’ennesima volta. Repliche annullate, alcune rimandate, quelle programmate ma chissà se confermate. Tanti dubbi, quanta approssimazione, senso di offesa. Giudicati alla stregua di fast food. I teatri, luoghi sacri, uniche isole rimaste dove bere acqua di sorgente”
Usa parole empatiche, Simone Cristicchi, per descrivere quello che sta accadendo in tutta Italia. La chiusura di teatri e cinema, imposta dal DPCM del 24 ottobre è un colpo durissimo e la protesta che cresce ha il suono di una sconfitta. Quella di sconfessare quanto viene ripetuto da sempre, ovvero che la bellezza, la cultura, la possibilità di allargare la visione, abbia anche un quell’effetto consolatorio e costruttivo, al di là del fatto che rappresenta una voce del Pil.
Il nuovo Dpcm con le misure anti Covid firmato dal governo, infatti, prevede “la sospensione degli spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche e in altri spazi, anche all’aperto’‘.
“Siamo maghi, saltimbanchi, donne scimmia, forzuti e fragili – scrive ancora il cantante e attore – siamo uomini e donne del fantastico mondo dello spettacolo. Quelli che vi fanno ridere, piangere, sopravvivere al Nulla che avanza. Non siamo indispensabili? Semplicemente SIAMO, e per questo, anche NOI, sacri.
Il ministro per i Beni culturali Dario Franceschini in un tweet parla di “dolore …. Ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura”
Un dolore la chiusura di teatri e cinema. Ma oggi la priorità assoluta è tutelare la vita e la salute di tutti, con ogni misura possibile. Lavoreremo perché la chiusura sia più breve possibile e come e più dei mesi passati sosterremo le imprese e i lavoratori della cultura pic.twitter.com/q9HnsJYNDe
Parole che suonano vuote, tanto che superano già quota diecimila i firmatari dell’appello del mondo della cultura e dello spettacolo contro la chiusura.
Una lettera rivolta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro dei Beni culturali e del turismo partito da Cultura Italiae, l’associazione guidata da Angelo Argento che raccoglie direttori di musei, operatori culturali, protagonisti del mondo dell’impresa, delle professioni, dell’innovazione.
Non è il solo appello. Da Nord a Sud si stanno moltiplicando, come quello dell’Unione Nazionale Interpreti Teatro e Audiovisivo condiviso da Claudia Gerini.
Un post condiviso da Claudia Gerini (@geriniclaudia) in data:
Ad essere sottolineata dagli addetti ai lavori l’assoluta sicurezza dei luoghi dove si fa cultura.
In un post Stefano Fresi – che doveva debuttare il 28 ottobre al teatro Morlacchi di Perugia nell’ultima produzione dello stabile dell’Umbria “Guerra e Pace”, ripropone la riflessione di Alessandro Benvenuti, condivisa da moltissimi suoi colleghi.
Un post condiviso da Stefano Fresi (@stefano.fresi) in data:
“Non c’è statisticamente un solo caso che si sappia di una persona che si sia infettata a teatro… E nonostante tutto questo noi del teatro, noi di tutti i teatri d’Italia dobbiamo chiudere?“
“Una volta il buon esempio veniva premiato – si legge in uno dei passaggi più signficativi – Oggi la parte più educata del Paese – perché chi va a teatro, oltre che per divertirsi – lo fa per educarsi al bello, per tenere vispo il proprio cervello… oggi, questa parte del Paese necessaria più che mai al Paese stesso, deve arrendersi alla paura dell’orco?“