

“Manifesto” nasce per esigenza, ma anche per divertimento. Questo lo spirito del nuovo album di Shablo – presentato sul palco del Festival “Umbria che Spacca” del quale Radio Subasio è radio ufficiale – composto da 17 tracce che affondano le loro radici nella musica black, con un’autenticità e una conoscenza rara.
L’idea era quella di tornare alle origini, alle sonorità che per prime lo hanno fatto innamorare della musica: il soul, il jazz, l’R&B e l’hip hop in primis.
Spunti già emersi nei precedenti singoli estratti come La mia parola (feat. Joshua, Gué e Tormento), Spirito libero (feat. Joshua, Gué e Tormento) e Gelido (feat. Joshua, Tormento e Mimì).
Ma anche le tendenze afro-latin, le sfumature trap’n’B e tutto ciò che caratterizza i sound di tendenza ieri e oggi, come è evidente da tracce come Mille problemi (feat. Joshua, Irama e Tormento), che richiama il sound più attuale di Caraibi, America Latina e USA.
“Effettivamente sono molto contento – il commento di Shablo – perché questo dopo tanto tempo, finalmente ho la possibilità di esprimere un po’ quella che è la mia visione artistica totalmente pura al 100 % senza dovermi per forza confrontare con i voleri di altri artisti”.
L’intero progetto è stato concepito e registrato in uno studio di San Gimignano, in Toscana, dove Shablo ha scelto di circondarsi soprattutto dei suoi collaboratori più fidati, primo tra tutti il poli-strumentista Luca Faraone, che da anni lo affianca nel lavoro di produzione artistica di molti album, e Joshua, giovane artista R&B riminese cresciuto a pane e black music grazie agli ascolti del padre afroamericano.
Tra gli altri ospiti ricorrenti figura Mimì, la giovanissima vincitrice dell’ultima edizione di X Factor e naturalmente Tormento e Gué, che insieme a Joshua hanno accompagnato Shablo nell’avventura sanremese con il brano La mia parola.
A guidare il lavoro del team è stato soprattutto la voglia di sperimentare, ogni brano racconta una storia a sé, ed è stato concepito in maniera unica e diversa, così come è il rapporto con ognuno dei co-protagonisti del disco.
Ci sono gli amici storici, come gli stessi Gué e Tormento, ma anche come Neffa, Inoki e TY1, con cui Shablo ha condiviso gli anni di gavetta nella scena rap degli anni ‘90; ci sono gli artisti che ha contribuito a scoprire e portare al successo, come Ernia, Irama, Gaia e Rkomi; ci sono nuove sinergie con nomi con cui ancora non aveva avuto occasione di collaborare, come Nayt e Joan Thiele; ci sono le nuovissime leve, come Joshua, Mimì ed Ele A.
C’è anche spazio per alcune collaborazioni internazionali, come Roy Woods (artista e songwriter canadese e parte dell’etichetta di Drake, OVO Sounds: Shablo lo aveva conosciuto durante il suo tour italiano) e Yellowstraps (un duo belga diventato virale nell’ultimo anno, il cui brano Love Me nasce dalla rielaborazione di un’acappella).
Puoi toccarmi, infine, è una piccola chicca: il rework di uno storico brano di Gué prodotto da Shablo e originariamente inserito in Bravo ragazzo del 2013, con la partecipazione di Joshua e Tormento.
Manifesto è un album maturo e sofisticato, che rappresenta i gusti e le capacità artistiche di un produttore che ha fatto la storia della musica hip hop in Italia. Ma ha anche un altro grande pregio: è capace di parlare a più generazioni.