“Mi sento molto diversa da lei però in questo giochino di sembrare dura invece essere di gomma un po’ mi ritrovo. Infatti quando mi arrabbio, mi arrabbio tanto, in maniera esplosiva, però dura 25 secondi e un attimo dopo è tutto finito”.
Così Benedetta Porcaroli ha parlato della sua interpretazione di Holly ne “Il rapimento di Arabella” con la quale ha ottenuto il premio come migliore attrice al concorso Orizzonti del festival di Venezia.
Il film, diretto da Carolina Cavalli, al cinema dal 4 dicembre, racconta la storia di Holly, che a 28 anni pensa che la propria vita sia andata nelle direzione sbagliata.
Quando incontra una bambina, Arabella, pensa che sia lei stessa da bambina ed è convinta di poter cambiare il proprio passato.
La regista ha commentato: “il desiderio di tornare indietro è in realtà l’opposto, un desiderio di andare avanti, ecco”, mentre Porcaroli ha ironizzato: “abbiamo capito che nella teoria è così che si fa, si risolvono le cose, si accettano e si va avanti, il contrario non funziona tanto bene”.
Con linguaggio surreale, ironia e molta tenerezza Cavalli racconta un passaggio di vita di una giovane donna, in cui ci si può riconoscere.
Alla domanda se sia così diffuso fra le giovani fare già dei bilanci, regista e attrice hanno risposto: “il fatto che siamo bombardate dalle altre possibilità, sempre costanti, che più compriamo più possiamo avere una vita più grossa, una vita migliore. Questa cosa ha a che vedere con il fatto che diciamo: ma sarò al posto giusto al momento giusto?”.











