“Wish You Were Here” spegne 50 candeline

Il 12 settembre 1975 Pink Floyd pubblicarono Wish You Were Here, il loro nono album in studio – da allora uno dei lavori più citati e amati della band.

L’album nasce su due poli tematici chiari, esplorando i temi dell’assenza, della disillusione della band verso la cinica industria discografica (presente in brani come Have a Cigar e Welcome to the Machine) e della sofferenza e dell’allontanamento dell’ex membro del gruppo Syd Barrett – espresso soprattutto nella suite Shine On You Crazy Diamond.

L’artwork della copertina ne è una chiara rappresentazione. E’ firmato dallo studio Hipgnosis (Storm Thorgerson e Aubrey “Po” Powell) e rimane tutt’oggi una delle cover di album più iconiche: con due uomini in giacca e cravatta che si stringono la mano, mentre uno dei due è avvolto dalle fiamme.

Una metafora del vuoto (spesso bruciante) che molti artisti avvertivano nel business della musica. Ma l’album è rico anche in termini di collaborazioni. Al di là dei membri principali della band (David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason, Richard Wright), l’album vede la partecipazione di artisti importanti quali Roy Harper (voce principale in Have a Cigar); Venetta Fields e Carlena Williams (cori di sottofondo in Shine On You Crazy Diamond) e Dick Parry (al sassofono in Shine On You Crazy Diamond).

A cinquant’anni distanza, Wish You Were Here continua a colpire per la sua eleganza compositiva e per la capacità di trasformare il dolore (la perdita personale) e l’indignazione (la mercificazione artistica) in musica evocativa: un bilancio intimo e insieme una denuncia pubblica, che spiega perché l’album resti centrale nella storia del rock con oltre 23 milioni di copie vendute (dati BestSellingAlbums.org).

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