Marco Bellavia: quando stai male non ti aiuta nessuno perché non sei utile

Ho fatto cose belle, ho fatto un bel lavoro che la gente ricorda. Nel 2007 ho ricominciato a studiare e lo sto facendo di nuovo, proprio per rispondere alle domande di tutti“.

E’ quanto sottolinea, tra l’altro, Marco Bellavia, il concorrente che si è ritirato dal “Grande fratello vip” perché non si era ambientato nella Casa, nell’intervista resa a Chi.

Il magazine diretto da Alfonso Signorini dedica all’ex conduttore la copertina in cui posa in esclusiva con il figlio, Filippo, di 15 anni.

E’ stato il mio punto di riferimento in questo mio percorso di vita che è come un puzzle che ha il suo volto – dice – Quando mi sono lasciato con sua mamma ho vissuto il fallimento e mi sono fatto delle domande. Mi sono detto ‘A cosa serve la mia vita?’ E mi sono dato la risposta ‘A crescere mio figlio‘”.

Bellavia, che non ha mai dato un nome al proprio disagio nella Casa, ha parlato di ansia e depressione e ha anche spiegato di non essere un malato cronico ma di avere avuto solo alcuni momenti di crisi.

Non c’è paura a dire ‘sto male’, è che la gente non ascolta perché stanno male tutti. Dopo il Covid, la guerra, il pericolo atomico, come si fa a restare sereni? Siamo terrorizzati, quante sono le persone equilibrate? Come diceva Signorini in tv citando Carl Jung ‘Mostratemi un individuo sano di mente e lo curerò per voi’. La gente ti isola quando non puoi esserle d’aiuto“. 

A proposito della sua storia con Paola BaraleLei lavorava a La ruota della fortuna, io a Bim bum bam. Eravamo belli. Dopo tre anni è finita perché eravamo giovani, dovevamo fare le nostre esperienze.

Dicevano che mi avesse lasciato perché era diventata più famosa di me, ma non era così. Avremmo dovuto anche sposarci, io le ho regalato un anello e lei mi ha regalato una Harley-Davidson. Poi ha sposato Gianni Sperti

In quegli anni – aggiunge ancora – per me era impossibile non montarsi la testa. Ho fatto disastri. Prima di Love me Licia non mi conosceva nessuno, dopo avevo 500 ragazzine sotto casa. Eravamo famosi come Eros Ramazzotti, come Gianni Morandi. Con i Bee Hive (il gruppo musicale del telefilm – ndr) riempivamo i palazzetti. Sono andato al concerto degli Spandau Ballet e, quando alcune ragazze mi hanno riconosciuto, è partito un boato: sono dovuti intervenire i poliziotti per portarmi al sicuro, è successo il finimondo”.

Alla domanda su perché il disagio psichico sia ancora un tabù mentre si parla molto di inclusione, di bullismo, di body shaming, di disturbi alimentari, di orientamenti sessuali “sono tutte facce di un disagio che si è deciso di scomporre – sottolinea – ma il problema iniziale è sempre lo stesso:  paure nascoste, mancanze, fragilità, insicurezze, scelte sbagliate. Il disagio, che sia sulla sessualità, sull’aspetto fisico, sulla percezione di sé, è lo stesso“.