Al CIAC “Spazio #09 – Mi ricordo” di Gian Maria Tosatti. La mostra si fa esperienza

Può la nebbia concretizzare ricordi o nostalgie, orientando anziché confondere? Può la nebbia sollecitare uno sguardo interiore, così da far emergere ciò che rimane nascosto, svelandone l’immaterialità per consegnarlo alla dignità di oggetto, in particolare di oggetto artistico? 

Al Centro Italiano Arte Contemporanea (CIAC) di Foligno –ideato e sostenuto dalla Fondazione Carifol – invita e sfida a farlo “Spazio #09 – Mi ricordo”,  l’opera site specific dell’artista Gian Maria Tosatti – visitabile fino al 2 luglio – successiva all’esposizione al Padiglione Italia per la 59esimaBiennale d’Arte di Venezia e a quella in corso al Pirelli HangarBicocca a Milano. 

Un’esperienza anziché una mostra; un intervento ambientale pensato per la grande sala della struttura umbra che richiama visitatori incuriositi dalla sua originalità. 

Sì, perché così come Tosatti l’ha concepita, l’opera è un unicum immateriale che inghiotte il pubblico in un mare di nebbia dove le misteriose luci accese sul soffitto sono l’unica guida per “far trovare” la strada, rimandando a significati intimi evocabili singolarmente. 

Se il titolo rimanda all’infanzia, periodo nel quale la percezione della realtà fisica e interiore a volte si sovrappone e si confonde, è nell’età adulta che  i confini – in questo caso, “non confini” – dell’installazione artistica consentono di recuperare lo stesso rapimento. 

Interessante, infatti, osservare lo sguardo di chi si appresta a varcare le porte che danno l’accesso a “Spazio #09 – Mi ricordo”. Due porte bianche, al pari del fumo generato dal ghiaccio secco visibilmente esistente all’interno o della pagina bianca simbolicamente costituente la complessità da ridurre ed imbrigliare in un significato. 

All’azione dell’entrare si combina lo spaesamento del non sapere cosa trovare, né cosa aspettarsi, in quanto anche il testo critico di introduzione all’opera del curatore Italo Tomassoni, nonché direttore artistico del CIAC, può apparire criptico. 

Lo spazio è inconsistente –  si legge, tra l’altro –  Niente colore, niente materia, niente struttura. E neppure pieno e vuoto, volume e superficie. E anche il tempo, varcata la cortina che ci separa dall’opera, sfugge alla misurazione. Pure la cenere è evaporata. Nella circospezione di un cammino reso incerto dalla nebbia, la coscienza rimanda all’esser-ci, al confine tra il primo e ultimo dell’identità che assedia la ragione. In altro, tra i vapori, l’occhio intravede punti luminosi, unico orientamento per inoltrarsi in un percorso circolare che riporta al punto di partenza dove tutto si ripete”. 

Eppure, in quel percorso semicircolare, da attraversare e ripercorrere in senso orario ed antiorario, soli, benché vicini ad altri presenze, immersi in un suono non suono, con lo sguardo rivolto verso l’alto, perché solo così si intravede una parvenza di cammino, è possibile sperimentare, per dirla con le parole dell’autore “un’uscita dal sistema in cui ognuno di noi vive e un ritorno a qualcosa di più grande che è dentro noi stessi”. 

Un’attitudine che Gian Maria Tosatti cerca di indagare fin dal 2009 con il progetto “Le considerazioni sugli intenti della mia prima comunione restano lettera morta”, del quale anche l’installazione esclusiva per il Centro umbro fa parte, che raccoglie le riflessioni legate al rapporto tra l’uomo e il suo tracciato esistenziale. 

“Spazio #09 – Mi ricordo” diventa così non un qualcosa da vedere, ma uno strumento per capire di più e meglio se stessi, rifuggendo dall’eventuale e malaugurata idea di banalizzare uno spazio vuoto privo di forme, di colori, di suoni. 

In quel vuoto c’è tutto e niente, c’è quanto l’artista pensa dell’arte “l’arte attuale non serve per essere guardata, valutata, capita, ma piuttosto per essere ‘usata’. È uno strumento per generare esperienze, emozioni e riflessioni. Non domandate mai cosa significa l’arte contemporanea. Cosa significa? Niente. È come dare un bacio, può significare nulla o tante cose, ma niente di specifico. Attiva piuttosto altro”.Informazioni sulla mostra: Orari di apertura: dal giovedì alla domenica 10.30-13 / 15.30-19 Contatti: tel. 0742.357035 – 366.6635287; e-mail: info@ciacfoligno.it www.ciacfoligno.it