Scuola: più ore di educazione alimentare per consumare più frutta e verdura

Aumentare le ore di educazione alimentare nelle scuole, anche con campagne mirate di promozione di frutta e verdura made in Italy, per contrastare un preoccupante calo dei consumi che negli ultimi cinque anni ha visto sparire dalle tavole delle famiglie italiane quasi 40 kg di prodotti ortofrutticoli.

E’ la proposta lanciata da Coldiretti in occasione del Macfrut Fruit & Veg Professional Show all’Expo Centre di Rimini, il più grande salone dedicato al settore.

Se nel 2019 le famiglie italiane avevano acquistato 240 kg di prodotti ortofrutticoli, nel 2023, secondo l’analisi su dati Cso Italy, si sono ridotti a 203 kg, con un taglio che ha penalizzato soprattutto la frutta, passata da 128 kg a 107 kg, mentre le verdure sono scese da 112 a 96 kg.

Un fenomeno preoccupante che impatta sulla salute tanto degli adulti quanto delle giovani generazioni, con i consumi che sono crollati sotto la soglia dei 400 grammi al giorno a testa raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per una dieta sana.

In Italia meno della metà dei bambini italiani (45%) consuma frutta tutti i giorni mentre la percentuale scende al 31% nel caso della verdura, secondo l’analisi sull’ultimo rapporto dedicato all’obesità infantile dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Da qui la richiesta di Coldiretti di potenziare l’educazione alimentare nelle scuole con un sostegno delle istituzioni per far crescere la consapevolezza nei ragazzi dell’importanza di consumare frutta fresca e di stagione rispetto a modelli che si traducono poi inevitabilmente in un abbandono dei sani principi della Dieta mediterranea di cui il crollo della presenza sulle tavole è un campanello d’allarme da non sottovalutare.

Oltre a tutelare la salute dei cittadini il consumo di frutta e verdura aiuta a sostenere l’intero settore ortofrutticolo nazionale che è quello più esposto agli effetti dei cambiamenti climatici, con il 2023 che ha visto crolli a doppia cifra per alcune produzioni, come ad esempio le pere.

A ciò si è aggiunto un incremento dei costi di produzione legato alle tensioni internazionali che ha impattato duramente sui bilanci delle aziende ortofrutticole Made in Italy.

Il risultato è che in alcuni periodi dell’anno si è verificata una carenza cronica dell’offerta che ha favorito le importazioni dall’estero, portando in rosso la bilancia commerciale, con un saldo negativo di oltre mezzo miliardo di chili tra frutta e verdura, secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat.

Si tratta molto spesso di prodotti di qualità inferiore e coltivati secondo modalità vietate in Italia, dall’utilizzo di pesticidi messi al bando da decenni in Europa allo sfruttamento del lavoro minorile.

Non a caso frutta e verdura straniere sono al primo posto per numero di allarmi sanitari scoppiati in Italia nell’ultimo anno, pari al 30% del totale, per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, secondo il Rasff, il sistema europeo di allerta rapido.