Festival dei Due Mondi di Spoleto: apre l’opera Hadrian di Rufus Wainwright

L’opera Hadrian del compositore newyorkese Rufus Wainwright presentata in prima italiana (in replica domenica 29 giugno alle ore 15.30) al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti apre il 68esimo Festival dei Due Mondi di Spoleto, la cui direzione artistica è ancora firmata da Monique Veaute.

Dopo aver riletto il bestseller Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, Wainwright – che nella sua lunga carriera ha collaborato con artisti quali Elton John, Burt Bacharach, Robbie Williams e Billy Joel – ha deciso di dedicare la sua seconda opera all’imperatore romano passato alla storia, oltre che per il muro che porta il suo nome, per aver amato apertamente un altro uomo, Antinoo.

Quando lessi per la prima volta le straordinarie Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar – un romanzo che ha ispirato almeno tre generazioni di uomini omosessuali – racconta Wainwright – fui immediatamente colpito dall’idea di trasformare questo soggetto storico in forma operistica. La sua natura intima e al tempo stesso la sua grandiosità selvaggia mi apparvero perfettamente adatte a ciò che l’opera sa fare meglio: creare un’iper-illustrazione delle tormentate vite interiori di individui posti di fronte a circostanze esteriori implacabili, mentre la musica si muove vorticosamente attraverso le dimensioni surreali che si trovano tra questi due poli. A mio avviso, nessun’altra forma teatrale riesce a rifrangere la vita in una molteplicità di colori così vibranti come l’opera, e la vicenda dell’imperatore romano Adriano è un diamante perfettamente scolpito per un’impresa del genere”.

I cantanti e il coro si muovono all’interno di un mondo scenico essenziale, specchio delle tensioni interiori dei personaggi, dominato dalle potenti immagini del fotografo Robert Mapplethorpe. Johannes Debus dirige la Malta Philharmonic Orchestra e il Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto.

Il cast di voci è di livello internazionale, con Germán Enrique Alcántara nei panni di Adriano, Santiago Ballerini in quelli di Antinoo, Sonia Ganassi (Plotina), Christian Federici (Turbo) e Ambur Braid (Sabina).

L’ideazione, la regia e il design sono di Jörn Weisbrodt, il maestro del coro è Mauro Presazzi.

Hadrian – prosegue il librettista Daniel MacIvorracconta l’ultima giornata di vita dell’imperatore romano che governò dal 117 al 138 d.C.  Adriano è noto soprattutto per la costruzione del celebre vallo in Britannia che porta il suo nome e per il conflitto con la Giudea contro l’ascesa del monoteismo. Tuttavia, rimane quasi sconosciuto per quello che potrebbe essere il suo lascito più straordinario: aver vissuto apertamente la propria omosessualità e il suo amore profondo e indissolubile per un altro uomo, Antinoo. Sebbene nell’aristocrazia romana dell’epoca le relazioni omoerotiche fossero accettate, queste erano tollerate solo all’interno di un rapporto gerarchico tra un uomo adulto e un giovane di rango inferiore, spesso uno schiavo, subordinato al suo padrone. Antinoo, invece, era un uomo libero e troppo maturo perché la loro unione potesse essere socialmente tollerata. Ciò che più turbava la corte imperiale, però, era il fatto che Adriano non trattasse Antinoo come un semplice favorito, ma come un compagno alla pari. Il loro incontro avvenne in Grecia, durante un viaggio imperiale che li avrebbe legati per sei anni, un lungo pellegrinaggio attraverso l’Impero. Ma alla vigilia di un futuro sereno, nella splendida villa di Adriano a Tibur, la loro storia fu spezzata da una tragedia: Antinoo morì in circostanze misteriose, annegando nel Nilo”.

Conclude Jörn Weisbrodt, che per Hadrian firma l’ideazione, la regia e il design: “Le immagini di Robert Mapplethorpe, nonostante la loro apparente carica controversa, esercitano un fascino irresistibile. Guardandole, diventa evidente quanto siano al tempo stesso sorprendenti, raffinate e audaci nel dialogare con la storia di un imperatore che aveva tutto, tranne ciò che desiderava davvero. Un uomo che, alla fine, comprese che la sua unica eredità risiedeva nell’amore che aveva vissuto.

In una rilettura completamente nuova dell’opera Hadrian di Rufus Wainwright, le immagini di Mapplethorpe non si limitano ad accompagnare la narrazione, ma diventano il mezzo attraverso cui esprimere, più che la trama, le tensioni interiori e i tormenti dei personaggi. Al posto di scenografie elaborate e di una tradizionale messa in scena operistica, questa produzione si affida a una presentazione visiva unica, capace di amplificare il dramma emotivo. Non si tratta di una scelta meramente pratica, ma di una radicalizzazione dell’esperienza teatrale, un’espansione emotiva e visiva che amplifica la drammaticità dell’opera stessa“.

Oltre all’opera inaugurale, Rufus Wainwright è protagonista di un concerto da solista in Piazza Duomo (28 giugno) che abbraccia la sua carriera trentennale da autore e interprete di canzoni, da Leonard Cohen e Judy Garland fino a Mina.